Licterarum Partium 19

Un'edizione digitale

Trasmissione archivistica e lacune dei Partium Summariae

La serie Partium del fondo Regia Camera della Sommaria spicca tra quelle medievali conservate presso l'Archivio di Stato di Napoli per la straordinaria integrità e longevità che la caratterizzano. È costituita da registri copialettere, che raccolgono le missive inviate dai funzionari del supremo tribunale fiscale e finanziario del Regno, la Sommaria appunto, per dirimere controversie fra le parti evocate dall'intitolazione dei registri, di solito dopo che queste avevano presentato suppliche scritte o denunce orali1.

La serie conta 2388 registri, con estremi cronologici il 1468 e il 1685. Per la sola età aragonese, se si assume come suo termine l'anno 1501, si contano 54 registri (ma in realtà 51, come si dirà): è un numero notevole, considerata la continuità della numerazione e l'assenza di grossi vuoti cronologici. I Partium della Sommaria sono l'unica serie archivistica napoletana che permetta di immergersi nella vita quotidiana di un organo amministrativo tardomedievale e di seguirla lungo l'arco di quasi quattro decenni. Si coglierà meglio l'eccezionalità di questo dato se si considera che il fondo della Sommaria perse, in occasione dell'incendio di San Paolo Belsito nel 1943, ben 7232 pezzi2. A oggi, l'unica altra serie che mantenga un'integrità paragonabile a quella dei Partium è la serie delle Significatorie della Sommaria, formata da 10 registri per un arco cronologico leggermente più esteso all'indietro (1456-1497)3.

In verità, anche i Partium hanno subito una buona dose di travagli, nel corso della secolare storia della loro conservazione, sebbene la continuità della loro attuale numerazione ne nasconda a prima vista l'entità. Tale numerazione risale al periodo successivo alla fondazione del Grande Archivio (1818) e allo spostamento dei suoi fondi costitutivi da Castel Capuano al monastero dei Santi Severino e Sossio, ancora oggi sede dell'Archivio di Stato di Napoli4. Quell'operazione si concluse nella seconda metà dell'Ottocento ed è in particolare al dodicennio 1860-1872 che si può datare la nuova numerazione dei registri, aggiunta a matita e talvolta a penna sulla coperta dei manoscritti, e riportata anche in un inventario di consistenza ancora utilizzato negli anni Cinquanta e poi sostituito dall'odierno inventario 205. Nonostante il rinnovamento degli inventari, la descrizione dei Partium al loro interno è rimasta sostanzialmente identica: una lista di registri, con l'antico numero di corda affiancato da quello moderno e una data indicativa del periodo coperto da ciascuno. L'unico strumento analitico disponibile per la ricerca è la riproduzione a stampa di alcuni repertori risalenti al XVII-XVIII secolo (anch'essi integrati dal riferimento alla nuova numerazione), oggi consultabili pure attraverso internet. Tali repertori possono avere una funzione orientativa, ma presentano un limite che li rende fortemente arbitrari: essi contengono stringatissimi regesti soltanto di alcune delle centinaia di lettere copiate nei registri.

I Partium non sono la fonte più complessa fra quelle presenti nel fondo della Sommaria, ma la contestualizzazione offerta dagli strumenti appena menzionati è carente: non solo preclude di fatto una rapida localizzazione d'informazioni utili, a meno di avere la fortuna di trovarne nei repertori, ma non aiuta a cogliere quali sono i vuoti e i pieni della serie e delle lettere. Di conseguenza, sebbene gli storici li conoscano e li usino, l'opportunità offerta dalla loro numerosità e dalla ricchezza di riferimenti agli attori regnicoli non è stata sfruttata sino in fondo e può esserlo soltanto impiegando il proprio tempo nello spoglio sistematico dei registri. L'uso di tecnologie digitali e specialmente la prospettiva della "datification" potrebbero costituire una grande occasione per aprire questo patrimonio informativo ai ricercatori e ai curiosi, anche se il lavoro da svolgere è notevole. In questa sede, presentando l'edizione di un singolo registro, si vorrebbe anzitutto offrire qualche elemento in più su questa fonte, per favorire la giusta contestualizzazione dei dati che da essa potrebbero essere estratti.

È probabile che le origini della serie vadano collocate nell'epoca della riforma della Sommaria voluta da Alfonso il Magnanimo. La Regia Camera, come hanno posto in evidenza gli studi di Roberto Delle Donne, esisteva già precedentemente, ma la rifondazione alfonsina le diede l'assetto e le confermò la centralità che essa avrebbe poi mantenuto a lungo nel tessuto istituzionale regnicolo. Un manoscritto della metà del Cinquecento (d'ora in avanti Repertorium), custodito presso la Biblioteca della Società Napoletana di Storia Patria ed edito criticamente da Delle Donne, testimonia del fatto che a quell'altezza cronologica esisteva ancora almeno un registro Partium di epoca alfonsina, il numero 38 del 14566. Possiamo dunque dedurre con certezza che circa 40 registri di questa serie furono prodotti all'epoca di Alfonso (egli morì nel 1458) e che almeno qualcuno esisteva ancora a metà XVI secolo, quando le scritture della Sommaria vennero concentrate negli archivi di Castel Capuano. Neppure uno dei registri alfonsini, però, sopravvisse sino alla fine del Seicento, come vedremo.

Vi è poi un torno di anni per i quali è impossibile stabilire se i Partium siano stati redatti, se vi fu una numerazione continua rispetto a quella alfonsina o se, all'avvento del nuovo re Ferrante d'Aragona, i funzionari della Sommaria cominciarono una nuova numerazione. Di fatto, il primo registro Partium di cui abbiamo notizia per l'epoca di Ferrante è il numero 1, relativo a lettere del 1467, di cui resta traccia solo grazie al Repertorium di metà Cinquecento, poiché il manoscritto dovette andare smarrito prima della fine del Seicento7. È infatti il numero 2, relativo al 1468, il primo registro giunto sino a noi. Esso, attualmente, è numerato 1.

La discontinuità delle numerazioni originali dei Partium e il fatto che la serie sembri periodicamente ricominciare — in base a criteri non sempre rispettati, ma tendenti a coincidere con la successione dei sovrani — è proprio una delle caratteristiche che la numerazione attuale occulta. La numerazione cominciata nel 1467 andò avanti fino al numero 50, contenente lettere del 1493-94. Dopodiché, forse in concomitanza con la morte di Ferrante, la numerazione antica ricominciò daccapo per arrestarsi stavolta al numero 17 del 1501-2, prima di ripartire nuovamente8.

L'inversione occasionale dell'effettivo ordine dei registri rispetto alla numerazione originale è un'altra deformazione determinata della numerazione moderna, come appare facilmente da uno sguardo alla tavola di raffronto in calce a questa presentazione. Il caso più eclatante in cui lo si nota è quello del registro oggi numerato 107, che è in realtà completamente fuori posto, poiché la sua numerazione originale è 17. Un altro singolare errore che la numerazione moderna cela è quello che ha portato all'inclusione di pezzi non pertinenti alla serie Partium Summariae originale. Per l'età aragonese si riconoscono due casi del genere, quelli dei registri oggi numerati 26 e 499.

Un esempio comparabile sarebbe quello del registro oggi numerato 545. Secondo la numerazione antica trasmessa nell'inventario 20, questo registro sarebbe il numero 1. Ma ad esaminarlo ci si rende subito conto che esso, per quanto datato 1478 (il che comunque sarebbe incompatibile con quello che sappiamo del perduto registro 1 summenzionato, che dovrebbe essere datato 1467), doveva essere pertinente a una serie separata, quella dei Partium Menepecudum 10.

Al di là di questo, l'utilità maggiore dell'esame della numerazione antica è percepire la consistenza delle perdite subite dalla serie11. Oltre agli almeno 38 registri alfonsini e agli eventuali registri per gli anni 1458-1466 di cui non abbiamo traccia, fino al 1501 risultano perduti ben 19 pezzi12. Dietro l'apparente integrità, dunque, si scopre che la serie sopravvive pressoché dimezzata: i manoscritti di epoca aragonese dovevano essere almeno 108, ma 57 sono oggi perduti.

Quando si verificarono queste perdite? Per ricavare qualche elemento a riguardo è necessario seguire la storia dei riordini e delle repertoriazioni che toccarono i Partium. Di essa riusciamo ad avvertire tre momenti fondamentali, esaminando le note archivistiche apposte sulle coperte e i primi fogli dei registri.

A metà del Cinquecento, per la precisione agli anni 1544-47, risale il primo lavoro accertabile di esame e repertoriazione dei Partium, condotto da Pietro Nasturzio, che era all'epoca procuratore fiscale, ma che divenne di lì a poco (nel 1552, secondo il Toppi) archivario della Sommaria13. Il suo lavoro dovette fare seguito alla concentrazione dei fondi della Sommaria in Castel Capuano, avvenuta nel 154014. Bisogna però notare due cose: la prima è che il prodotto principale di quest'opera compiuta da Nasturzio, cui si trovano riferimenti indiretti in Toppi, sembra essere andato perduto; la seconda è che, in ogni caso, non sembra che essa riguardasse soltanto i Partium, bensì un insieme di serie dell'archivio della Regia Camera, dalle quali Nasturzio estrasse notizie per compilare una sorta di silloge sul funzionamento dell'amministrazione fiscale del Regno e sul ruolo che vi aveva la Sommaria. Si è conservato, per fortuna, il manoscritto del Repertorium edito da Delle Donne, che, se non è identificabile con quello definitivo del Nasturzio, deve perlomeno corrispondere a una sorta di lavoro preparatorio condotto dagli scrivani suoi collaboratori15. È grazie a questo Repertorium, come si è visto, che sappiamo dell'esistenza di uno dei Partium alfonsini, il 38, e lo stesso vale per alcuni altri registri di epoca ferrantina.

Nasturzio appose sui registri visionati l'annotazione «viso et remiso», accompagnata dal suo nome («Nasturcius») e, ma non sempre, dalla data. È grazie a queste note che abbiamo conferma del lavoro di controllo sui registri che ebbe luogo al suo tempo. Dopo quegli anni, si apre invece un lungo periodo per il quale non sappiamo nulla. È in quest'epoca che alcune altre perdite dovettero verificarsi (sicuramente quella del registro 38 alfonsino e del numero 1 ferrantino).

Sulle coperte dei registri e nei loro risvolti ritroviamo un'indicazione chiara sul responsabile della successiva operazione di riordino dei Partium: è l'archivario Antonio De Masi, che si firma anche «De Masi minor», attivo tra la fine del Seicento e l'inizio del Settecento16. Proprio ai due decenni che fanno da cerniera fra questi secoli si possono ascrivere sia gli eventi distruttivi maggiori che interessarono i Partium, sia la redazione dei repertori ancora oggi in uso.

Le coperte dei manoscritti e le notazioni nei repertori danno indizi abbastanza chiari sulle turbolenze di quella congiuntura e sul ruolo che il De Masi vi ebbe. Nella pergamena che rilega i registri, infatti, sono impresse — insieme a confuse regestazioni preparatorie per i repertori realizzati da De Masi —indicazioni che non si possono interpretare che come segnature. Di più: a ben vedere queste segnature, riportate dalla stessa mano, sono duplici per ogni registro e dipendono evidentemente da un loro spostamento fisico. Le più vecchie sono identificabili perché quasi tutte sbiadite, anzi scientemente cancellate. Alle volte, sono erasi solo i numeri della segnatura, rimpiazzati da quelli più recenti, mentre restano i caratteri allusivi ai luoghi fisici di collocazione dei registri: una camera, una lettera (identificativa di un armadio?), uno scaffale («scansia») e un numero d'ordine.

Ora, è dirimente il confronto con i quattro volumi del repertorio 5 (oggi nn. 21-24) e i quattro del repertorio 8 (oggi nn. 34-37) dell'Archivio di Stato. Sono i repertori di XVII-XVIII secolo già menzionati. Entrambi questi strumenti sono costituiti da un volume di indicizzazione di nomi, luoghi e cose notevoli e da tre altri contenenti brevi regesti di alcune delle lettere Partium, suddivisi secondo il numero dei registri. I repertori in questione rimandano alla foliazione dei Partium e all'identificativo di questi ultimi secondo l'antica numerazione; quest'ultimo riferimento è stato aggiornato alla nuova numerazione tra la fine dell'Otto e l'inizio del Novecento, solitamente con numeri posti fra parentesi.

Soltanto i repertori numerati 22 e 35 (ex 5 II e 8 II) riguardano i Partium di epoca aragonese. Il 22, del quale ho potuto esaminare l'originale presso la Sala Diplomatica dell'Archivio, inizia direttamente dalla carta 2 e da Partium 2; mi pare quindi possibile che includesse Partium 1 e che la prima carta sia andata persa. Le pagine si aprono sempre con un'intestazione di questo tipo: «Licterarum Partium 3, 1469, n.ro 19». Dunque: nome della serie, numero del registro, sua datazione e sua segnatura. Seguono stringati regesti e poi la dicitura «Finis dicti regestri», a volte accompagnata dalla firma «De Masi minor». Talora, le pagine vengono integrate da una scrittura posteriore, distinguibile per il diverso colore dell'inchiostro, che aggiunge voci di repertorio o completa informazioni come le date coperte dal registro.

Il repertorio 35, del quale sembra conservarsi soltanto la riproduzione disponibile in Sala Inventari, si apre con annotazioni che sembrano desunte da un conto del 1436 per la riscossione di collette e sali in Terra di Bari e Terra d'Otranto. Al piede di quella stessa carta si trova scritto: «A 11 mag. 1705 ordinato et cosito. Antonio de Masi regio archivario». Di nuovo, le intestazioni di pagina hanno questa forma: «Licterarum Partium 2do, anni 1468, camera 9 littera A scansia prima numero 27».

Entrambi i repertori paiono supervisionati da Antonio De Masi. Ci si deve chiedere, allora, cosa li differenzi, per capire cosa abbia spinto l'archivario a curare due opere così simili. Il primo importante indizio da considerare è la sparizione, nel secondo repertorio, di alcuni dei registri regestati nel primo. In parallelo, si constata che nel repertorio 22 compaiono, accanto alle intestazioni di pagina con i numeri dei registri, alcune note di presenza: «È in archivio», appunta il redattore; quando quest'annotazione manca nel repertorio 22 si scopre che nel repertorio 35 il registro corrispondente è assente. S'intuisce, così, che il repertorio 22 fu compilato in un primo momento e che il 35 fu compilato successivamente e raffrontato con l'altro, perché nel frattempo l'archivio aveva subito delle perdite.

L'ipotesi è suffragata da altri indizi. Il repertorio 22 riporta segnature che sulle coperte dei registri sono state cancellate e sostituite da quelle introdotte nel repertorio 35, segno di un sopraggiunto spostamento fisico. Infine, l'esame autoptico permette di constatare che le annotazioni di De Masi sulle coperte dei Partium si datano quasi tutte a un periodo compreso fra giugno 1692 e febbraio 1693, cioè appunto quando l'archivario dovette essere al lavoro sul repertorio 22. In due casi, invece, per i registri oggi numerati 14 e 41, le cui coperte originali sono andate perdute e sono state rimpiazzate, l'annotazione di De Masi sui primi fogli data 15 ottobre 1705 e 17 agosto 1706. Anche la dichiarazione che accompagna la data è diversa dall'abituale («Visto et reportato») e recita: «Ordinato et cosito». Ciò fa pensare, appunto, che De Masi abbia fatto rilegare questi due registri nuovamente per rimediare a un danneggiamento fisico che essi potevano aver subito negli eventi che portarono anche alla perdita integrale di altri pezzi della serie.

Tutto concorre a far credere che fra la compilazione dei due repertori si sia verificato un evento traumatico. In effetti abbiamo anche una circostanza da incriminare, la Congiura di Macchia del 1701, quando su istigazione di esponenti della nobiltà, un gruppo di rivoltosi penetrò in Castel Capuano, gettò dalle finestre documenti della Sommaria e li diede alle fiamme17.

Dopo quegli eventi, i Partium non subirono ulteriori danneggiamenti. Tutti i volumi repertoriati in 35 ci sono pervenuti, complice il fatto che la serie, forse ritenuta meno preziosa di altre dell'archivio della Regia Camera, non fu condotta a San Paolo Belsito per metterla al sicuro e, paradossalmente, scampò così all'infame rogo con il quale alcuni soldati tedeschi distrussero il meglio della tradizione documentaria del Regno18.

Forma e contenuto delle lettere

La forma delle lettere Partium segue le convenzioni tipiche delle lettere chiuse, esaminate e descritte in particolare da Francesco Senatore19. Nel registrarle, gli scrivani della Sommaria affiancavano quasi sempre al corpo delle missive l'indicazione del beneficiario dell'ordine (il cosiddetto exponente), in ablativo e preceduta da Pro. Era un'operazione compiuta a scopo di repertoriazione e, difatti, ogni registro Partium si apre con alcuni fogli dedicati alla rubrica dei soggetti beneficiari delle lettere.

Per il resto, la missiva era aperta dalla formula di saluto (Magnifici viri fideles regii amicique nostri carissimi salutem), spesso ceterata o ridotta semplicemente al nome o alla carica del destinatario (Commissario, Angelo). Proseguiva con la narratio della denuncia presentata in Sommaria dall'esponente e, di solito ricorrendo alla congiunzione pertanto, passava alla dispositio, contenente gli ordini della Camera sulla risoluzione dei problemi esposti. Chiudevano il testo formule di minatio e sanctio per scongiurare la contravvenzione delle disposizioni. Costituivano l'escatocollo la datazione topica (quasi sempre Castelnuovo a Napoli) e cronica, insieme alle sottoscrizioni del luogotenente della Sommaria — o di un suo sostituto — per conto del Gran Camerario e di almeno un mastro d'atti; talvolta, anche di uno o più razionali. Spesso, ma non sempre, le copie registrate sono accompagnate in calce dall'indicazione in dativo del destinatario della lettera, introdotta dal participio Directa.

Assai di frequente erano ceterate o abbreviate le formule più ricorrenti. Tipica, per esempio, la trasformazione del dettato dispositivo officii auctoritate qua fungimur ordinamo et comandamo in una serie di lettere puntate. Capita anche che nel testo della lettera siano copiati più o meno integralmente altri documenti, lettere regie in particolare, a testimonianza della stretta rete documentaria entro la quale operava l'amministrazione regnicola. Essa è fondamentale anche per intendere come venivano utilizzate nel concreto le lettere Partium. In effetti, sebbene esse abbiano un destinatario formale, chi concretamente le riceveva e conservava era spesso l'esponente, cioè il beneficiario dell'intervento della Sommaria. Era costui, infatti, ad avere tutto l'interesse di tenere con sé le carte che dimostravano i suoi diritti e che intimavano a ufficiali e altri soggetti il loro rispetto, pena l'intervento punitivo della Camera. Nello scorrere gli indici dell'edizione, non a caso, si potrà riconoscere nei destinatari formali delle lettere soprattutto capitani e altri funzionari, principali responsabili istituzionali della salvaguardia della giustizia; fra gli esponenti, invece, si vedrà prendere forma la platea dei soggetti molto variegati che riuscivano a ottenere ascolto presso la Sommaria, dal grande barone catturato lui pure nel meccanismo burocratico al piccolo mercante o persino al bracciante agricolo, che riuscivano a farsi difendere da un'ingiustizia subita.

Anche le materie trattate, nonostante la ripetitività di fondo, sono le più varie e offrono uno scorcio vivo che permette di evadere la staticità apparente delle norme giuridiche e verificare sul terreno le prassi relative, per esempio, alle immunità fiscali, alla mobilità geografica degli abitanti del regno, alla gestione di risorse naturali, alle sovrapposizioni e ai conflitti giurisdizionali. A volte le lettere regalano preziosi aneddoti, il loro tessuto discorsivo esce dai tracciati più standardizzati ed esse diventano specchio di comportamenti e modi di pensare diffusi, attraverso le vicende di figure minori. Per non parlare di come questa messe di informazioni finisca per dare ottimo materiale a chi cerca di ricostruire profili prosopografici o di definire l'evoluzione dei rapporti fra universitates e monarchia, o ancora di approfondire le conoscenze disponibili sui meccanismi di funzionamento delle istituzioni regnicole.

Il potenziale di una "digitalizzazione avanzata"

In conclusione, le lettere Partium permettono di toccare con mano l'ampiezza delle capacità d'intervento della Sommaria, che non si fermava affatto davanti alle giurisdizioni baronali e s'imponeva come riferimento imprescindibile per la vita patrimoniale e amministrativa nel regno. In tal senso, il diramarsi delle missive, i luoghi e i soggetti ai quali erano destinate, le materie d'intervento, potrebbero essere oggetto di proficui studi su un piano sistematico al quale sinora la storiografia non ha attinto.

Con l'ausilio di opportuni strumenti informatici, sarebbe interessante spingersi appunto nella direzione di una repertoriazione semantica — se non di un'edizione — dell'intera serie documentaria, resa possibile anche dallo schematismo delle lettere stesse. Potrebbe venirne una rappresentazione geografica dell'estensione e della frequenza degli interventi della Sommaria su tutto il territorio del regno, che permetterebbe di guardare in modo nuovo all'articolazione degli spazi giurisdizionali e amministrativi, al loro grado d'integrazione istituzionale e alla presenza di barriere e linee di faglia determinate da fattori che solo in base a una fotografia del genere sarebbero con più precisione ricercabili e non solo intuibili. Ne verrebbe anche la trasformazione delle frammentarie ma irrinunciabili notizie sugli attori regnicoli sparpagliate tra i fogli dei registri in una grande base di dati che potrebbe facilitare immensamente lo studio e la conoscenza del regno nel tardo XV secolo.

Di tutto questo, l'edizione qui presentata intende offrire un primo e ancora un po' rudimentale assaggio, nella speranza che il progetto si possa riprendere e sviluppare in futuro.

Tavola di raffronto

Numerazione antica Date da repertori e inventari Numerazione attuale Consistenza ed estremi cronologici Annotazione di Nasturzio sul registro Annotazione di De Masi sul registro Segnatura in Repertorio 22 Segnatura in Repertorio 35
Segnatura sulla coperta dei registri  
38 1456 assente              
1 1467 assente              
2 1468 1 142 ff. (marzo 1468-febbraio 1469) perduta perduta cam. 5 let. A sc. 1 n. 18 cam. 9 let. A sc. 1 n. 27 coperta perduta  
3 1469 3 179 ff. (febbraio 1469-dicembre 1469) s.d. 1 giu. 1692 cam. 5 let. A sc. 1 n. 19   cam. 9 let. A sc. 1 n. 28  
4 1469 2 246 ff. (ottobre 1469-ottobre 1474) 14 feb. 1546 5 giu. 1692 cam. 5 let. A sc. 1 n. 19   cam. 9 let. A sc. 1 n. 28  
5 1470 assente       cam. 5 let. A sc. 1 n. 20      
6 1471 assente       cam. 5 let. A sc. 1 n. 21      
7 1472 5 235 ff. (febbraio 1472-agosto 1473) 8 feb. 1546 15 giu. 1692 cam. 5 let. A sc. 1 n. 22 cam. 9 let. A sc. 1 n. 31 cam. 9 let. A sc. 1 n. 31  
8 1472-73 4 224 ff. (aprile 1472-luglio 1473) s.d. 18 giu. 1692 cam. 5 let. A sc. 1 n. 22   cam. 9 let. A sc. 1 n. 31  
9 1473 6 231 ff. (marzo 1473-luglio 1474) 1545 22 giu. 1692 cam. 5 let. A sc. 1 n. 23 cam. 9 let. A sc. 1 n. 32 cam. 9 let. A sc. 1 n. 32  
10 1473 7 237 ff. (luglio 1473-novembre 1474) perduta perduta cam. 5 let. A sc. 1 n. 23   coperta perduta  
11 1473 8 224 ff. (marzo 1473-dicembre 1474) 22 mar. 1547 26 giu. 1694 cam. 5 let. A sc. 1 n. 23   cam. 9 let. A sc. 1 n. 32  
12 1474 9 172 ff. (dicembre 1474-giugno 1475) perduta 27 lug. 1692 cam. 5 let. A sc. 1 n. 24   cam. 9 let. A sc. 1 n. 33  
13 1475 11 227 ff. (maggio 1475-dicembre 1475) 30 mar. 1547 1 lug. 1692 cam. 5 let. A sc. 1 n. 25 cam. 9 let. A sc. 1 n. 34 cam. 9 let. A sc. 1 n. 34  
14 1475 10 230 ff. (dicembre 1475-luglio 1476) assente 2 lug. 1692 cam. 5 let. A sc. 1 n. 25 cam. 9 let. A sc. 1 n. 34 cam. 9 let. A sc. 1 n. 34  
15 1476 assente       cam. 5 let. A sc. 1 n. 25      
16 1477 12 258 ff. (aprile 1477-febbraio 1478) 15 feb. 1546 6 lug. 1692 cam. 5 let. A sc. 1 n. 27 cam. 9 let. A sc. 1 n. 36 cam. 9 let. A sc. 1 n. 36  
17 1478 107 227 ff. (dicembre 1477-settembre 1478) perduta 12 lug. 1692 cam. 5 let. A sc. 1 n. 28 cam. 9 let. A sc. 1 n. 36 cam. 9 let. A sc. 1 n. 28  
18 1478 14 248 ff. (agosto 1478-febbraio 1479) perduta 15 ott. 1705 cam. 5 let. A sc. 1 n. 28 cam. 9 let. A sc. 1 n. 37 coperta perduta  
19 1479 assente       cam. 5 let. A sc. 1 n. 29      
20 1479 16 229 ff. (dicembre 1479-maggio 1480) s.d. 20 lug. 1692 cam. 5 let. A sc. 1 n. 29 cam. 9 let. A sc. 1 n. 38 cam. 9 let. A sc. 1 n. 38  
21 1480 15 209 ff. (ottobre 1505-gennaio 1506) s.d. assente cam. 5 let. A sc. 1 n. 34   cam. 9 let. A sc. 3 n. 64  
22 1480 17 239 ff. (ottobre 1480-maggio 1481) 27 mar. 1547 28 lug. 1692 cam. 5 let. A sc. 1 n. 30 cam. 9 let. A sc. 1 n. 39 cam. 9 let. A sc. 1 n. 39  
23 1481 assente       cam. 5 let. A sc. 1 n. 31      
24 1482 19 228 ff. (febbraio 1482-maggio 1482) s.d. 11 ago. 1692 cam. 5 let. A sc. 1 n. 32 cam. 9 let. A sc. 1 n. 41 cam. 9 let. A sc. 1 n. 41  
25 1482 18 310 ff. (giugno 1482-gennaio 1483) s.d. perduta cam. 5 let. A sc. 1 n. 32 cam. 9 let. A sc. 1 n. 41 coperta perduta  
26 1483 assente       cam. 5 let. A sc. 1 n. 33      
27 1483 20 280 ff. (maggio 1483-ottobre 1483) perduta perduta cam. 5 let. A sc. 1 n. 33 cam. 9 let. A sc. 1 n. 42 coperta perduta  
28 1483 21 193 ff. (dicembre 1483-giugno 1484) s.d. 17 ago. 1692 cam. 5 let. A sc. 1 n. 33 cam. 9 let. A sc. 1 n. 42 cam. 9 let. A sc. 1 n. 42  
29 1484 22 143 ff. (maggio 1484-settembre 1484) 1547 19 ago. 1692 cam. 5 let. A sc. 1 n. 34 cam. 9 let. A sc. 1 n. 43 cam. 9 let. A sc. 1 n. 43  
30 1484 assente       cam. 5 let. A sc. 1 n. 34      
31 1485 23 184 ff. (marzo 1485-agosto 1485) assente 22 ago. 1692 cam. 5 let. A sc. 1 n. 35 cam. 9 let. A sc. 1 n. 44 cam. 9 let. A sc. 1 n. 44  
32 1485 25 180 ff. (giugno 1485-dicembre 1485) 1547 25 ago. 1692 cam. 5 let. A sc. 1 n. 35 cam. 9 let. A sc. 1 n. 44 cam. 9 let. A sc.1 n.44  
33 1485 assente       cam. 5 let. A sc. 1 n. 35      
34 1486 24 281 ff. (ottobre 1486-aprile 1487) 8 lug. 154(5) 8 ott. 1692 cam. 5 let. A sc. 1 n. 36 cam. 9 let. A sc. 1 n. 45 cam. 9 let. A sc. 1 n. 45  
35 1487 28 279 ff. (aprile 1487-ottobre 1487) s.d. perduta cam. 5 let. A sc. 1 n. 37 cam. 9 let. A sc. 1 n. 46 coperta perduta  
36 1487 27 308 ff. (giugno 1487-febbraio 1488) 1545 2 ott. 1692 cam. 5 let. A sc. 1 n. 37 cam. 9 let. A sc. 1 n. 46 cam. 9 let. A sc. 1 n. 46  
37   assente       "Deficit"      
38 1487 29 276 ff. (marzo 1488-febbraio 1489) 1546 21 ott. 1692 cam. 5 let. A sc. 1 n. 37/38 cam. 9 let. A sc. 1 n. 47 cam. 9 let. A sc. 1 n. 47  
39 1488 30 228 ff. (aprile 1488-novembre 1488) 1546 10 nov. 1692 cam. 5 let. A sc. 2 n. 39 cam. 9 let. A sc. 2 n. 47 cam. 9 let. A sc. […] n. 47  
40 1488 assente       cam. 5 let. A sc. 2 n. 39      
41 1489 31 277 ff. (aprile 1489-dicembre 1489) 154(0) 3 nov. 1692 cam. 5 let. A sc. 2 n. 39 cam. 9 let. A sc. 2 n. 48 cam. 9 let. A sc. 2 n. 48  
42 1490-91 assente       cam. 5 let. A sc. 2 n. 40      
43 1490 assente       cam. 5 let. A sc. 2 n. 40      
44 1490 32 290 ff. (ottobre 1490-maggio 1491) 1546 4 ott. 1692 cam. 5 let. A sc. 2 n. 40 cam. 9 let. A sc. 2 n. 49 cam. 9 let. A sc. 2 n. 49  
45 1491 33 274 ff. (maggio 1491-luglio 1492) assente o perduta 21 nov. 1692 cam. 5 let. A sc. 2 n. 41 cam. 9 let. A sc. 2 n. 50 cam. 9 let. A sc. 2 n. 50  
46 1491 34 279 ff. (maggio 1491-novembre 1491) perduta perduta cam. 5 let. A sc. 2 n. 41 cam. 9 let. A sc. 2 n. 50 cam. 9 let. A sc. 2 n. 50  
47 1491 assente       cam. 5 let. B sc. 2 n. 41      
48 1492 35 279 ff. (giu. 1492-ago. 1493) assente o perduta 1 gen. 1693 cam. 5 let. A sc. 2 n. 42 cam. 9 let. A sc. 2 n. 51 cam. 9 let. A sc. 2 n. 51  
49 1492 36 292 ff. (giu. 1492-set. 1493) assente 2 gen. 1693 cam. 5 let. A sc. 2 n. 42 cam. 9 let. A sc. 2 n. 51 cam. 9 let. A sc. 2 n. 51  
50 1493 37 307 ff. (set. 1493-feb. 1494) 27 giu. 1547 3 gen. 1693 cam. 5 let. A sc. 2 n. 43 cam. 9 let. A sc. 2 n. 52 cam. 9 let. A sc. 2 n. 52  
1 1494 40 281 ff. (febbraio 1494-maggio 1494) 28 giu. 1546 29 gen. 1693 cam. 5 let. A sc. 2 n. 44 cam. 9 let. A sc. 2 n. 53 cam. 9 let. A sc. 2 n. 53  
2 1494 39 271 ff. (mag. 1494-set. 1494) 1546 28 gen. 1693 cam. 5 let. A sc. 2 n. 44 cam. 9 let. A sc. 2 n. 53 cam. 9 let. A sc. 2 n. 53  
3 1494 41 246 ff. (settembre 1494-novembre 1495) perduta 17 ago. 1706 cam. 5 let. A sc. 2 n. 44 cam. 9 let. A sc. 2 n. 53 cam. 9 let. A sc. 2 n. 53  
4 1494 38 280 ff. (ago. 1494-apr. 1497) 1546 27 feb. 1693 cam. 5 let. A sc. 2 n. 44 cam. 9 let. A sc. 2 n. 53 coperta perduta  
5 1496 42 278 ff. (gennaio 1496-maggio 1498) 3 lug. 1546 9 feb. 1693 cam. 5 let. A sc. 2 n. 44 cam. 9 let. A sc. 2 n. 55 cam. 9 let. A sc. 2 n. 55  
5 1497 43 237 ff. (aprile 1497-febbraio 1498) s.d. 10 feb. 1693 cam. 5 let. A sc. 2 n. 46/47 "che sta appresso legato" cam. 9 let. A sc. 2 n. 56  
6 1498 45 213 ff. (gennaio-maggio 1498) s.d. 8 feb. 1693 cam. 5 let. A sc. 2 n. 48 cam. 9 let. A sc. 2 n. 57 cam. 9 let. A sc. 2 n. 57  
7 1498 46 176 ff. (giugno-novembre 1498) 1544 assente o perduta cam. 5 let. A sc. 2 n. 48 cam. 9 let. A sc. 2 n. 57 cam. 9 let. A sc. 2 n. 57  
8 1498 44 182 ff. (settembre 1498-febbraio 1499) assente 11 feb. 1693 cam. 5 let. A sc. 2 n. 48 cam. 9 let. A sc. 2 n. 57 cam. 9 let. A sc. 2 n. 57  
9 1499 47 187 ff. (febbraio-giugno 1499) s.d. 12 feb. 1693 cam. 5 let. A sc. 2 n. 49 cam. 9 let. A sc. 2 n. 58 cam. 9 let. A sc. 2 n. 58  
10 1499 48 168 ff. (giugno-novembre 1499) perduta 14 feb. 1693 cam. 5 let. A sc. 2 n. 49 cam. 9 let. A sc. 2 n. 58 cam. 9 let. A sc. 2 n. 58  
11 1499 assente       cam. 5 let. A sc. 2 n. 49      
12 1500 assente       cam. 5 let. B sc. 1 n. 1      
13 1500 51 179 ff. (aprile-ottobre 1500) 1545 17 nov. 1692 cam. 5 let. B sc. 1 n. 1 cam. 9 let. A sc. 2 n. 59 cam. 9 let. A sc. 2 n. 59  
14 1500 50 181 ff. (giugno 1500-marzo 1501) 1545 18 nov. 1692 cam. 5 let. B sc. 1 n. 1 cam. 9 let. A sc. 2 n. 59 cam. 9 let. A sc. 2 n. 59  
15 1500 assente       cam. 5 let. B sc. 1 n. 1      
16 1501 52 I 177 ff. (febbraio-luglio 1501) 15 apr. 1547 7 dic. 1692 cam. 5 let. B sc. 1 n. 2 cam. 9 let. A sc. 2 n. 60 cam. 9 let. A sc. 2 n. 60  
17 1501 52 II ff. 15-99 ( giugno 1501-febbraio 1502) perduta perduta cam. 5 let. B sc. 1 n. 2 cam. 9 let. A sc. 2 n. 60 coperta perduta  
                   
                   

Note

1 Sulla Sommaria si veda R. Delle Donne, Burocrazia e fisco (2012). Sul suo archivio e sulle scritture che essa produceva vd. soprattutto F. Senatore, La corrispondenza interna (2018), ma anche J. Mazzoleni, Le fonti documentarie (1974), vol. I, pp. 62-86 ed Ead., Fonti per la storia (1952).

2 Cfr. l'Elenco delle scritture perdute realizzato nel giugno 1953 dall'allora Direttore dell'Archivio, Riccardo Filangieri, disponibile in sede ma anche pubblicato in Ministero dell'Interno, I danni di guerra (1950), p. 24.

3 La serie procede anche oltre il 1497. Solo i primi dieci registri, però, sono corredati da un utilissimo indice di nomi e luoghi realizzato da Renata Orefice nel 1972, consultabile in due volumi numerati 57 e 58 presso la Sala Inventari dell'Archivio.

4 Sulla storia otto-novecentesca dell'istituto vd. S. Palmieri, Degli archivi napolitani (2002), pp. 25 ss. e 231-256. Cfr. anche F. Trinchera, Degli archivi napolitani (1872), pp. 392-404 sulla consistenza dell'archivio della Sommaria a quella data.

5 Il vecchio inventario di consistenza n. 4 riprendeva gli elenchi di una più antica pandetta ottocentesca numerata 32 e realizzata appunto fra 1860 e 1872; vd. Ministero dell'Interno, Relazione sugli Achivi di Stato Italiani (1883), p. 310. Entrambi sono ancora consultabili in Sala Inventari. L'inventario 20 fu curato da Maria Martullo dopo le operazioni di riordino del fondo Regia Camera della Sommaria eseguite fra 1965 e 1966. Prima di allora, l'utilizzo dell'inventario 4, che forse era stato realizzato nei primi decenni del Novecento, è confermato dal fatto che reca note di aggiornamento realizzate con una penna a sfera blu, databili agli anni Cinquanta.

6 Cfr. R. Delle Donne, Burocrazia e fisco (2012), pp. 154-157.

7 Ibidem.

8 L'azzeramento della numerazione sarebbe quindi grossomodo coincidente con la rinuncia al trono da parte di re Federico, che sciolse i sudditi dal giuramento il 31 luglio 1501. Sull'ultimo sovrano dei Trastámara di Napoli, vd. A. Russo, Federico d'Aragona (2018).

9 Il 26 è in realtà un registro di lictere passus comprese fra novembre 1486 e febbraio 1492, simile a quello che si conserva nella sezione Museo 99 A, 21 dell'Archivio, edito in P. Dalena, Passi, porti e dogane marittime (2007). Il numero 49, invece, è uno speciale «Registrum licterarum in Regia Camera Summarie expeditarum ad multorum instantia super sgravatione adohe presenti impositi per serenissimum regem Federicum in anno 1500 videlicet in Terra Bari et Idronty».

10 Cfr. J. Mazzoleni, Fonti per la storia (1952), p. 131.

11 Ciò che in parte già indicava J. Mazzoleni, Fonti per la storia (1952), p. 132.

12 Sono i seguenti, secondo l'antica numerazione e le informazioni desumibili dai repertori di XVII-XVIII secolo: 5 (1470), 6 (1471), 15 (1476), 19 (1479), 23 (1481), 26 (1483), 26 (1483), 30 (1484), 33 (1485), 37 [1487], 40 (1488), 42 (1490), 43 (1490), 47 (1491), 50 (1493); 11 (1499), 12 (1500), 12 (1500), 15 (1500).

13 N. Toppi, De origine tribunalium (1659), pp. 62-63. Sugli archivari napoletani vd. anche A. Allocati, Archivari e archivisti (1998).

14 Vd. F. Trinchera, Degli archivi napolitani (1872), pp. 12-13, che però non cita fonti.

15 Questa l'ipotesi in R. Delle Donne, Burocrazia e fisco (2012), pp. 28-31.

16 Nei registri della scrivania di razione risulta l'erogazione del suo salario. Vd. per esempio ASN, Scrivania di razione, II serie, 7, f. 160r.

17 Vd. F. Trinchera, Degli archivi napolitani (1872), pp. 12-13 e B. Capasso, Le fonti della storia (1902), p. 209. Con attenzione alla storia archivistica del fondo della Sommaria e ai processi distruttivi e costruttivi che lo interessarono ben prima degli avvenimenti del 1943, si veda ora P. D'Arcangelo, Il signore va alla Camera (2021).

18 Su quegli eventi, cfr. S Palmieri, Degli archivi napolitani (2002), pp. 257-292.

19 F. Senatore, « Uno mundo de carta » (1998), pp. 354-427 e Id., Ai confini del « mundo de carta » (2009); in particolare sulle lettere Partium, Id., La corrispondenza interna (2018).

Fonti citate

Archivio di Stato di Napoli, Sala Inventari, Elenco delle scritture perdute per eventi bellici 1941-1943, giugno 1953.

Archivio di Stato di Napoli, Sala Inventari, n. 20 (Inventario del fondo Regia Camera della Sommaria).

Archivio di Stato di Napoli, Sala Inventari, ex n. 4 (Inventario in disuso del fondo Regia Camera della Sommaria).

Archivio di Stato di Napoli, Sala Inventari, ex n. 32 (Pandetta ottocentesca del fondo Regia Camera della Sommaria).

Archivio di Stato di Napoli, Sala Inventari, nn. 21-24 (ex Repertorio 5 della serie Partium).

Archivio di Stato di Napoli, Sala Inventari, nn. 34-37 (ex Repertorio 8 della serie Partium).

Archivio di Stato di Napoli, Sala Inventari, n. 57 (Indice della serie Significatorie, A-M).

Archivio di Stato di Napoli, Sala Inventari, n. 58 (Indice della serie Significatorie, N-Z).

Archivio di Stato di Napoli, Museo 99 A, 21.

Archivio di Stato di Napoli, Regia Camera della Sommaria, Segreteria, Partium, 1-52 II.

Archivio di Stato di Napoli, Scrivania di razione, II serie, 7.

Opere Citate

A. Allocati, Archivari e archivisti napoletani, in Per la storia del Mezzogiorno medievale e moderno. Studi in memoria di Jole Mazzoleni, Ministero per i beni culturali e ambientali, Ufficio centrale per i beni archivistici, Roma, 1998, vol. I, pp. 607-618.

B. Capasso, Le fonti della storia delle province napolitane dal 568 al 1500, Riccardo Marghieri, Napoli 1902; disponibile all'URL: (https://archive.org/details/lefontidellasto00capagoog).

P. Dalena, Passi, porti e dogane marittime dagli angioini agli aragonesi. Le « lictere passus » (1458-1469), M. Adda, Bari 2007.

P. D'Arcangelo, Il signore va alla Camera. I relevi dell'archivio della Regia Camera della Sommaria, in La signoria rurale nell'Italia del tardo medioevo. Archivi e poteri feudali nel Mezzogiorno (XIV-XVI sec.), a cura di F. Senatore, Firenze University Press, Firenze 2021, pp. 153-248

R. Delle Donne, Burocrazia e fisco a Napoli tra XV e XVI secolo. La Camera della Sommaria e il Repertorium alphabeticum solutionum fiscalium Regni Siciliae Cisfretanae, Firenze University Press, Firenze 2012.

J. Mazzoleni, Fonti per la storia dell'epoca Aragonese esistenti nell'Archivio di Stato di Napoli, in «Archivio storico per le province napoletane», 72 (1952), pp. 125-154; disponibile all'URL: (http://www.storiapatrianapoli.it/it/156/edizione-digitale/show/650/archivio-storico-per-le-province-napoletane).

J. Mazzoleni, Le fonti documentarie e bibliografiche dal sec. X al sec. XX conservate presso l'Archivio di Stato di Napoli, Arte Tipografica Napoli, Napoli 1974.

Ministero dell'Interno, I danni di guerra subiti degli Archivi italiani, Istituto Poligrafico dello Stato, Roma 1950.

Ministero dell'Interno, Relazione sugli Achivi di Stato Italiani (1874-1882), Istituto Poligrafico dello Stato, Roma 1883.

S. Palmieri, Degli archivi napolitani. Storia e tradizione, Il Mulino, Bologna 2002.

A. Russo, Federico d'Aragona (1451-1504). Politica e ideologia nella dinastia aragonese di Napoli, fedOA Press, Napoli 2018; disponibile all'URL: (http://www.fedoabooks.unina.it/index.php/fedoapress/catalog/book/86).

F. Senatore, Ai confini del « mundo de carta ». Origine e diffusione della lettera cancelleresca italiana (XIII-XVI secolo), in «Reti Medievali Rivista», 10 (2009), pp. 239-291; disponibile all'URL: (http://www.rmojs.unina.it/index.php/rm/article/view/urn%3Anbn%3Ait%3Aunina-3101).

F. Senatore, La corrispondenza interna nel Regno di Napoli (XV secolo). Percorsi archivistici nella Regia Camera della Sommaria, in Carteggi fra basso medioevo ed età moderna. Pratiche di redazione, trasmissione e conservazione, a cura di A. Giorgi e K. Occhi, Il Mulino, Bologna 2018, pp. 215-258; disponibile all'URL: (https://books.fbk.eu/pubblicazioni/titoli/carteggi-tra-basso-medioevo-ed-eta-moderna-pratiche-di-redazione-trasmissione-e-conservazione/).

F. Senatore, « Uno mundo de carta » . Forme e strutture della diplomazia sforzesca, Liguori, Napoli 1998.

N. Toppi, De origine omnium tribunalium nunc in Castro Capuano Fidelissimae Civitatis Neapolis existentium, Onofrio Savio Tipografo, Napoli 1665; disponibile all'URL: (https://archive.org/details/bub_gb_HDUfZLbR0gkC/page/n3/mode/2up).

F. Trinchera, Degli archivii napolitani, relazione a S.E. il Ministro della Pubblica Istruzione, Stamperia del Fibreno, Napoli 1872; disponibile all'URL: (https://archive.org/details/degliarchiviina00tringoog).